Il commento di Cottarelli: “Inflazione fa bene al debito”. Ipotesi sostenuta anche dal consigliere all’economia, Giavazzi.
Carlo Cottarelli, Direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale, nonchè commissario della spending review italiana, nominato Letta (e “cacciato” successivamente da Renzi), oggi è a capo dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano.
Ai microfoni di Fanpage.it, Cottarelli confida apertamente l’assenza di minacce concrete, in merito alla sorrezione del bilancio finanziario dello Stato italiano, debito pubblico incluso. Cottarelli ne è fermamente convinto, nonostante lo spread con i titoli di stato tedeschi abbia superato quota 200, e nonostante l’esistenza di una mole di tassi di interesse in piena crescita a causa dell’inflazione galoppante. Cottarelli sembra esprimere concetti solidi, palesando un’estrema sicurezza, ignorando il ghost di avanzamento circa una delle più grosse crisi economiche che l’Italia potrebbe rivivere, se non addirittura il rischio di una delle recessioni storiche più pesanti in assoluto.
Cottarelli e Giavazzi
Durante un’intervista rilasciata per il Financial Times, il consigliere economico di Draghi, Giavazzi, ha affermato che il debito pubblico: ” Cadrà come una roccia cade al suolo, grazie all’inflazione, e i mercati non hanno nulla da temere, in relazione alla tenuta dei conti pubblici italiani”. Di fronte a tali dichiarazioni, la fatidica domanda resta la medesima: perchè lo spread sta comunque crescendo?
Il commento di Cottarelli alla dichiarazione di Giavazzi: “Non si sa mai cosa fanno i mercati finanziari, lo ribadisco, ma quel che dice Francesco GIavazzi è corretto. Noi stiamo pubblicando una nota in cui facciamo vedere che è vero che si paga di più di interessi, ma almeno nell’immediato l’aumento dell’inflazione provocherà una diminuzione molto importante del rapporto tra debito e Pil. È la cosiddetta tassa dell’inflazione: tu hai prestato cento euro allo Stato? Dopo due anni lo Stato ti restituisce 100 euro, che valgono molto meno di prima. Una cosa brutta per chi deve riscuotere, meno brutta per chi deve pagare. E lo Stato italiano deve pagare”.